Pubblicato il: 20/10/2020 00:00
Cattive notizie in arrivo dall’Australia. Uno studio condotto dagli esperti dell’Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies (CoralCoE) e appena pubblicato sui Proceedings of the Royal Society B svela infatti che la popolazione di piccoli, medi e grandi coralli che abitano la Grande Barriera Corallina è drasticamente diminuita negli ultimi trent’anni. La causa, dicono gli autori del lavoro, è da ricercare nel significativo aumento della temperatura delle acque che ha provocato il cosiddetto “sbiancamento” dei coralli, ossia la morte delle alghe che vivono in simbiosi con loro e che producono il loro nutrimento.

Australia, nuovo sbiancamento massiccio della Barriera Corallina
Lo studio appena pubblicato riempie un vuoto nella letteratura, come ha spiegato Andy Dietzel, primo autore del lavoro: “Ci sono tante pubblicazioni sui cambiamenti nella struttura delle popolazioni di esseri umani o di alberi, ma ancora non esiste un’informazione equivalente sulle popolazioni di coralli. Abbiamo misurato i cambiamenti nella dimensione delle colonie perché gli studi di popolazione sono fondamentali per comprendere la demografia e la capacità di nutrimento dei coralli”. Dietzel e colleghi, in particolare, hanno osservato le variazioni nella dimensione e nella distribuzione delle colonie di coralli su tutta la lunghezza della barriera (oltre 2mila chilometri) tra il 1995 e il 2017, osservando che “il numero di coralli di piccole, medie e grandi dimensioni è diminuito di oltre il 50% dagli anni novanta. Il declino si è registrato sia nelle acque superficiali che in quelle più profonde e praticamente in tutte le specie di coralli, ma soprattutto nella specie Acropora florida e nei coralli ‘a forma di tavolo’ [table-shaped corals], che sono stati i più colpiti dal riscaldamento record che ha innescato lo sbiancamento di massa nel 2016 e nel 2017”.

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Il calo demografico dei coralli ha conseguenze anche per altri abitanti del mare: le strutture create dai coralli, infatti, sono fondamentali anche per la sopravvivenza di pesci e crostacei, e la loro scomparsa provoca, a cascata, una diminuzione dell’abbondanza dei pesci e quindi anche della produttività della pesca nella barriera corallina. “Una popolazione di coralli in buona salute”, aggiunge Dietzel, “è costituita da milioni di coralli piccoli – i ‘cuccioli’ – e altrettanti coralli grandi – le ‘mamme’ –, che producono la maggior parte delle larve. I risultati del nostro studio mostrano che la Grande Barriera Corallina sta perdendo la sua capacità di recupero rispetto al passato, perché sono diminuite sia le popolazioni di coralli grandi che di coralli piccoli. C’è assoluto bisogno di studi di popolazione più approfonditi per capire meglio come e quanto queste strutture stiano cambiando e cosa fare per fermare il declino”. E dal momento che il principale responsabile, neanche a dirlo, è il cambiamento climatico, la strada è quella che gli scienziati indicano da anni: “Non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo ridurre al più presto le emissioni di gas serra”.