Greenpeace, calo fino al 77% delle colonie di pinguini in Antartide

Greenpeace, calo fino al 77% delle colonie di pinguini in Antartide
Pubblicazione: 11 febbraio 2020
Riduzioni fino al 77% in mezzo secolo sono state riscontrate dagli scienziati in alcune delle colonie di pinguini (della specie pigoscelide) esaminate durante una spedizione di Greenpeace in Antartide. Lo rende noto l'associazione ambientalista ricordando che sono due le navi di Greenpeace impegnate in questo momento in Antartide, con ricercatori a bordo, le rompighiaccio Esperanza e Arctic Sunrise. I ricercatori indipendenti, aiutati da attivisti di Greenpeace, "hanno scoperto che ogni singola colonia di pinguini esaminata su Elephant Island è diminuita - si legge in una nota - Il numero di pinguini sull'isola è sceso di quasi il 60% dall'ultima ricerca del 1971, con un numero totale di coppie riproduttive che è precipitato a 52.786 rispetto alle 122.550 stimate nella precedente indagine".

"Declini cosi marcati delle colonie suggeriscono che l'ecosistema dell'Oceano Antartico è drasticamente cambiato rispetto a 50 anni fa e che gli impatti di tali cambiamenti stanno avendo un effetto domino sulla catena alimentare di specie come i pinguini - afferma Heather J.Lynch, professore associato di ecologia ed evoluzione presso l'Università Stony Brook di New York, uno dei leader della spedizione - Diversi fattori possono avere contribuito a questo declino, ma tutte le prove che abbiamo indicano che sono i cambiamenti climatici i principali responsabili di ciò che stiamo osservando". Il prossimo marzo a New York si concluderanno i negoziati per un Accordo Globale sugli Oceani: "Chiediamo all'Italia e ai governi di tutto il mondo un Trattato forte per salvare il nostro Pianeta blu, non c'è più tempo da perdere" avverte Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia. Il team di scienziati, della Stony Brook e della Northeastern University - spiega Greenpeace nella nota - ha anche esaminato una serie di colonie di pinguini pigoscelide, grandi ma relativamente sconosciute, su Low Island, usando tecniche di rilevamento manuale e con drone.

"E' la prima volta che l'isola, che si ritiene conti circa 10mila coppie di riproduttori, è oggetto di una ricerca di questo tipo" afferma l'ong. "Abbiamo urgente bisogno di santuari marini, non solo in Antartico, ma in tutti gli oceani del pianeta. Solo così animali come i pinguini avranno un posto dove riprendersi dall'impatto delle attività umane e adattarsi a un clima in rapida evoluzione" aggiunge Giorgia Monti. Nei giorni scorsi, attivisti di Greenpeace in tutto il mondo - da Seul a Londra, da Buenos Aires a Città del Capo - hanno installato delle sculture di ghiaccio a forma di pinguino in alcuni luoghi iconici, a ricordare la minaccia dei cambiamenti climatici per la vita di questi animali. A Roma, rende noto Greenpeace, degli attivisti mascherati da pinguino hanno manifestato davanti al Colosseo.