Pubblicato il: 03/02/2023 00:00

Lo studio coordinato dall’Ingv è il 1° a condurre una campagna geochimica estensiva al Polo Sud

Le coste dell’Antartide stanno emettendo quantità record di gas serra. A causa del degrado del permafrost, il suolo perennemente ghiacciato ma non coperto dallo scudo glaciale antartico. È la conclusione a cui arriva uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) italiano insieme a colleghi neozelandesi, norvegesi e a ricercatori della Sapienza, dell’università di Padova e dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag).

Si tratta del primo studio a condurre una campagna geochimica estensiva al Polo Sud. Con risultati pionieristici, che permetteranno in futuro di ottenere una comprensione più accurata dei meccanismi che regolano il ciclo del carbonio nelle zone peri-costiere dell’Antartide. Il lavoro coordinato dall’Ingv si è concentrato sulle McMurdo Dry Valleys, la più estesa area priva di ghiaccio del continente antartico. Che da sola rappresenta il 10% di tutto il suolo senza ghiaccio del Polo Sud.

Qui i ricercatori hanno effettuato rilevazioni sulle concentrazioni di gas serra in atmosfera e nel suolo, confrontandoli con i pochissimi dati raccolti in precedenza per l’area. Il risultato è un incremento pari a 15 tonnellate di CO2 al giorno da un’area di circa 22 km2. L’emissione di CO2 calcolata durante il periodo estivo è circa 448,5 t al mese per l’intera area indagata. Il flusso di gas serra riguarda anche il metano.

“La presenza contemporanea di anomalie di più specie gassose nel suolo delle McMurdo Dry Valleys ha permesso l’individuazione di zone caratterizzate dallo scioglimento del livello attivo del permafrost e dove la presenza di strutture tettoniche e/o fratture permette a tali gas di migrare verso la superficie. I dati preliminari suggeriscono la presenza di elevate quantità di gas disciolti nel sistema di “brine” in sovrapressione al disotto del permafrost”, spiega Giancarlo Ciotoli, ricercatore del Cnr-Igag.

L’impatto del degrado del permafrost osservato in questo studio è locale. Ma il fenomeno del degassamento del suolo ghiacciato potrebbe caratterizzare tutti i 24mila km di coste antartiche. Sottoposte agli effetti del riscaldamento globale come le Dry Valleys.