Lo studio sul nesso tra clima e invasioni di locuste è apparso su Science Advances
Le invasioni di locuste saranno “sempre più difficili da prevenire e controllare” con l’aumento della temperatura globale. Venti e precipitazioni più intensi – spinti dalla crisi climatica – aumentano la sincronizzazione degli sciami, portando a eventi che possono minacciare seriamente la sicurezza alimentare di interi paesi. Lo afferma uno studio apparso su Science Advances che indaga l’influenza del cambiamento climatico sul comportamento collettivo delle locuste basandosi sull’osservazione dei dati degli ultimi 35 anni (1985-2020).
Uno sciame di dimensioni pari a 1 km2 raccoglie all’incirca 80 milioni di locuste secondo le stime della FAO, e può divorare in un solo giorno una quantità di raccolto sufficiente a sfamare 35.000 persone. Le dimensioni degli sciami di locuste e l’intensità dei fenomeni climatici estremi sono “fortemente collegate”, con temperatura dell’aria, precipitazioni, l’umidità del suolo e vento tra i principali fattori di influenza, spiega lo studio. La concomitanza di più eventi del genere rinforza ulteriormente il rischio di invasioni di locuste particolarmente impattanti.
Come cambiano le invasioni di locuste con il climate change
Una circostanza, quest’ultima, che ha già interessato 1/5 dei paesi considerati tradizionalmente ad alto rischio. E che si espanderà con un clima più caldo nei prossimi decenni. Secondo lo studio, gli hotspot attuali come la zona di transizione africana, l’Africa nordoccidentale, il Corno d’Africa, il Medio Oriente e l’area indo-pakistana “rimarranno ad alto rischio nel periodo 2065-2100, anche se le future emissioni di carbonio saranno sostanzialmente ridotte”.
In più, l’aumento delle temperature globali favorirà l’estensione dell’areale delle locuste. Fino al 13-25% in uno scenario emissivo che prevede una continua presenza dei combustibili fossili nel mix energetico mondiale. Portando a un’espansione dei paesi ad alto rischio, soprattutto in Asia centro-occidentale. Rafforzando una tendenza già evidente dai dati storici. Nel periodo 1985-2002, gli attacchi sincronizzati degli sciami di locuste ha interessato solo il 9,4% dell’area studiata, ma si espande al 14,7% nel periodo 2003-2020, aumentando di oltre il 35%.