Niente soccorsi alle fossili: per l’Onu la ripresa deve essere verde

Niente soccorsi alle fossili per l’Onu la ripresa deve essere verde
Pubblicazione: 29 aprile 2020
La lotta contro il cambiamento climatico deve essere al centro dei piani per rilanciare l’economia globale dopo l’emergenza coronavirus: questa è la chiave del discorso tenuto dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, al primo vertice internazionale sul clima del 2020, il Petersberg Climate Dialogue.

Così Guterres ha raccomandato, in particolare, di utilizzare i soldi dei contribuenti per creare posti di lavoro “verdi” e non per salvare industrie obsolete e inquinanti.

Gli investimenti devono accelerare la de-carbonizzazione di tutti i settori economici, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu al vertice “virtuale” che si è svolto in Germania ieri e  lunedì con la partecipazione di più di trenta paesi.

Inoltre, Guterres ha affermato che (traduzione nostra dall’inglese) “i sussidi ai combustibili fossili devono finire, le emissioni di anidride carbonica devono avere un prezzo e chi inquina deve pagare per l’inquinamento che produce”.

Un altro passaggio importante del suo discorso è quando sostiene che il sistema finanziario deve considerare rischi e opportunità associati al cambiamento climatico, perché gli investitori “non possono continuare a ignorare il prezzo pagato dal nostro Pianeta per una crescita insostenibile”.

Intanto una recente analisi della IEEFA (Institute for Energy Economics and Financial Analysis) centrata sui piani di salvataggio americani per le industrie colpite dall’emergenza coronavirus, spiega perché le iniezioni di liquidità alle aziende petrolifere sarebbero uno spreco di denaro pubblico.

Il settore oil & gas, infatti, evidenzia l’analista della IEEFA Tom Sanzillo, è afflitto da problemi strutturali che i piani di salvataggio non potrebbero risolvere in alcun modo, problemi che la pandemia del Covid-19 ha contribuito a esacerbare, portando verso il crollo dei prezzi e un eccesso di offerta sulla domanda che sta finendo di riempire l’intera capacità mondiale di stoccaggio.

Insomma ci stiamo avvicinando con ogni probabilità al “picco dell’eccesso di forniture”, peak oversupply nella definizione usata di recente dagli analisti di Wood Mackenzie (vedi anche QualEnergia.it, Petrolio, ora tutto è possibile).

Così, scrive Sanzillo, aiutare direttamente le compagnie fossili altamente indebitate con denaro fresco (direct cash) potrebbe farle sopravvivere ancora per un po’ di tempo, ma sarebbe tempo utilizzato per produrre nuovo gas e petrolio per un mercato saturo, che non ha generato profitti per la maggior parte degli ultimi dieci anni.

Ricordiamo che i prezzi stracciati del barile stanno penalizzando soprattutto il settore shale americano, cioè l’estrazione di gas/petrolio da scisto, perché i giacimenti di questo genere comportano costi operativi più elevati e non sono profittevoli quando le quotazioni petrolifere scendono troppo.

Che fare allora?

Tornando alle parole di Guterres, bisogna assicurare che i piani di salvataggio delle imprese siano studiati con attenzione, dirigendoli verso le tecnologie a basso impatto ambientale, la riduzione delle emissioni, l’aumento dell’energia generata con fonti rinnovabili.

In altre parole, i piani di ripresa economica dovrebbero essere condizionati a precisi obiettivi di carattere ambientale, come abbiamo visto per il settore auto e per l’aviazione.