Acido nitrico, petrolio, microplastiche: disastro ambientale nei mari dello Sri Lanka

Acido nitrico, petrolio, microplastiche disastro ambientale nei mari dello Sri Lanka
Pubblicazione: 9 giugno 2021

È la catastrofe ambientale peggiore nella storia del paese

In 15 giorni le fiamme hanno divorato la MV X-Press Pearl senza che i soccorsi arrivati dallo Sri Lanka riuscissero a evitare il peggio. Mercoledì la nave è affondata in quello che si preannuncia come il peggior disastro ambientale del paese. Quasi 1.500 container sono dispersi con il loro contenuto, tra cui 25 tonnellate di acido nitrico, idrossido di sodio altre sostanze chimiche pericolose, cosmetici, pellet di plastica. Tutti prodotti che possono riversarsi in mare, o già lo hanno fatto, visto che l’incendio ha danneggiato i container.

La dinamica del disastro ambientale

La nave era all’ancora a una decina di miglia nautiche dal porto di Kepungoda, a poca distanza da Colombo, la capitale dello Sri Lanka. L’incendio è iniziato il 20 maggio, secondo la marina cingalese le fiamme sono partite proprio da uno dei container che contengono sostanze chimiche. A finire in mare già prima che la X-Press Pearl sparisse tra le onde sono stati i materiali grezzi per la produzione di prodotti in plastica (contenuti in 28 container) e una parte del carburante della nave, che in tutto ammonta a 300 tonnellate.

Ma anche una parte dei container con sostanze chimiche, che erano alloggiati sul ponte della nave, erano finiti in mare durante le inutili operazioni per spegnere l’incendio. Secondo l’ambientalista cingalese Ajantha Perera, a bordo della nave ci sarebbero 81 container di merci pericolose e circa 400 container di petrolio.  Le autorità hanno anche provato a spostare l’imbarcazione verso acque più profonde per avere più margini di manovra e contenere meglio la fuoriuscita di sostanze, ma hanno abbandonato presto l’idea. La poppa infatti è incagliata sul fondale, che in quella zona è molto basso e mediamente tocca i 22 metri di profondità.

Secondo alcune fonti, i problemi al cargo erano iniziati ben prima di fermarsi a Kepungoda. L’equipaggio si sarebbe accorto che era in corso una fuoriuscita di sostanze chimiche dai container mentre la nave si trovava ancora nel mar Arabico, a migliaia di chilometri dallo Sri Lanka. Successivamente due porti lungo la rotta avrebbero rifiutato l’ingresso alla X-Press Pearl, quello di Hazira in India e quello di Hamad vicino a Doha, in Qatar. Per l’armatore, X-Press Feeders, la causa del disastro è un imballaggio difettoso, da cui poi sarebbe scaturita la perdita di sostanze chimiche.

Al momento la marina militare cingalese supportata dalla guardia costiera dell’India sta circondando l’imbarcazione affondata con i loro mezzi e dichiara di essere pronta a contenere altre eventuali fuoriuscite di sostanze. Non sono stati però forniti altri dettagli sui piani in atto per evitare un disastro ambientale di proporzioni ancora più grandi.