Clima, le emissioni del turismo spaziale preoccupano gli esperti

Clima, le emissioni del turismo spaziale preoccupano gli esperti
Pubblicazione: 20 luglio 2021
Domenica 11 luglio 2021 è una data storica per l’esplorazione spaziale: si è tenuto il primo volo privato di turismo spaziale. Il miliardario inglese Richard Branson, con altre cinque persone, ha sperimentato l’ebbrezza di volare intorno alla Terra per motivi ricreativi a bordo della navicella costruita dalla sua compagnia Virgin Galactic.

Dalla sede dello SpacePort America di Truth or Consequences, in New Mexico, la navicella Unity 22 di Virgin Galactic è stata dapprima trasportata in cielo a un’altezza di oltre 13 chilometri tramite il velivolo a doppia fusoliera Eve, poi lasciata libera di raggiungere il suo obiettivo di 88-89 chilometri, dove è rimasta alcuni minuti in sospeso prima di tornare sulla Terra.

All’esperimento di Branson segue quello di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, che il 20 luglio vivrà un’esperienza analoga a bordo della New Shepard, la navicella della sua compagnia spaziale Blue Origin. Poi, finito il periodo dei test, si aprirà l’era dei voli spaziali commerciali.

Molti ricchi entusiasti stanno già acquistano biglietti milionari sui primi voli privati turistici nello spazio. Tuttavia, l’altra faccia della medaglia è l’inquinamento che il traffico spaziale commerciale porterà nell’atmosfera.

Quando un razzo viene lanciato, consuma una grande quantità di carburante, che sia il cherosene usato dai Falcon di SpaceX o l’idrogeno liquido della Nasa. Bruciare questi combustibili rilascia nell’atmosfera sostanze di vario genere, tra cui anidride carbonica, acqua, cloro e altre sostanze chimiche.

Le emissioni dei razzi sono ancora basse se confrontate con quelle dell’industria aeronautica, ha detto Eolise Marais, dell’University College di Londra. Tuttavia, stanno crescendo del 5,6% all’anno e, secondo le simulazioni, un singolo lancio emette circa cento volte la quantità di anidride carbonica di un volo a lungo raggio.

Attualmente, il numero è ancora poco rilevante: nel 2020 sono stati registrati 114 lanci totali, contro gli oltre 100 mila voli giornalieri di media. Tuttavia, le emissioni dei razzi sono rilasciate direttamente nell’atmosfera superiore, dove restano per molto più tempo, anche due o tre anni.

“Anche l’acqua rilasciata nell’atmosfera può avere effetti di riscaldamento globale, formando nuvole”, ha detto Marais. “Persino le sostanze apparentemente innocue possono avere un impatto”. Inoltre, uno degli effetti più gravi è la riduzione dell’ozono nella stratosfera, causato proprio dai combustibili, come ha scritto la consulente dell’agenzia spaziale neozelandese Jessica Dallas in una ricerca pubblicata lo scorso anno.

Lo sviluppo futuro dell’industria del trasporto spaziale è ancora sconosciuto. Finora si è concentrata esclusivamente sullo spostamento di merci verso le stazioni orbitanti, ma i segnali indicano una virata verso il turismo e le missioni con equipaggio.

Le numerose compagnie che stanno nascendo, come SpaceX, Blue Origin, Virgin Galactic e Space Navigation, si stanno concentrando sullo sviluppo di sistemi di trasporto spaziale che consentano il turismo suborbitale, spesso servendosi di razzi come mezzi di lancio.

Il rischio che questa corsa allo spazio da parte dei privati abbia conseguenze gravi sull’ambiente è concreto. Per scongiurare questo pericolo servono regole internazionali sulle emissioni, il tipo di combustibili usati e l’impatto ambientale, ha detto Eloise Marais. È importante trovare un quadro il prima possibile, prima che la corsa sia già partita e sia ormai troppo tardi.