Gli insetti impollinatori ci mettono generazioni a riprendersi dai pesticidi

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Pubblicazione: 24 novembre 2021

Le cause del calo degli insetti impollinatori nello studio dell’università della California

Anche una singola esposizione ai pesticidi ha effetti di lungo termine sugli insetti impollinatori. Tanto a lungo termine che l’impatto negativo può durare per generazioni. Da uno studio pubblicato su Pnas arriva nuova luce sugli “effetti di trascinamento” (carryover effects), cioè quei fattori che influenzano la riproduzione e le dinamiche delle popolazioni nel tempo. Con risultati poco rassicuranti.

Gli impatti di lungo termine sugli insetti impollinatori

Lo studio si è concentrato sulle api bottinatrici e ha impiegato un pesticida neonicotinoide, l’imidacloprid. Si tratta di una sostanza commercializzata da Bayer che l’Europa ha messo al bando definitivamente solo nel maggio scorso, ma che continua a produrre ed esportare ed è molto usata in altre zone del pianeta.

Il tasso di riproduzione delle api cala del 20% se queste sono state esposte anche una sola volta al pesticida mentre erano allo stadio larvale. Se il contatto con l’imidacloprid si verifica durante il primo anno di vita degli insetti impollinatori, questi avranno un calo di progenie del 30%. Effetti, questi, che si possono accumulare. Le api sottoposte a doppia esposizione alla sostanza neonicotinoide nei due periodi di vita hanno avuto una decrescita riproduttiva del 44%.

E questo è solo uno dei fattori di disturbo legati ai pesticidi a cui possono andare incontro gli insetti impollinatori. Quando si tiene conto anche della probabilità e del tasso di nidificazione delle api, così come del rapporto tra femmine e maschi, l’esposizione complessiva al pesticida su due anni consecutivi riduce la crescita della popolazione del 71%.

“Gli effetti di trascinamento riducono la riproduzione delle api del 20% oltre gli impatti attuali sulle api bottinatrici, esacerbando l’impatto negativo sui tassi di crescita della popolazione”, spiegano i ricercatori dell’università della California. “Questo indica che alle api possono servire più generazioni per riprendersi da una singola esposizione ai pesticidi”. Una indicazione che, continuano gli autori dello studio, deve essere presa in considerazione nelle policy: “Gli effetti di trascinamento devono essere considerati nella valutazione del rischio e nella gestione della conservazione”.