Il mondo ha perso il 5-10% delle specie di insetti negli ultimi 150 anni
Dietro “l’apocalisse degli insetti” in Europa (e nel mondo) c’è il meteo, non il clima. Le variazioni meteorologiche spiegherebbero molto meglio le variazioni nelle popolazioni di insetti del vecchio continente degli ultimi 34 anni di quanto non riescano a fare gli indicatori della crisi climatica. Lo sostiene uno studio pubblicato ieri su Nature.
Meteo e clima non devono però essere visti in contrapposizione, in questo caso. Il punto cruciale è la scala temporale a cui lavorano. Secondo gli autori, condizioni meteo sfavorevoli in una stagione, o che si accumulano per più stagioni, sono un fattore più rilevante del cambiamento climatico, che mostra i suoi effetti su tempi più lunghi. E rimane un fattore rilevante nel declino degli insetti.
Gli insetti, infatti, sembrerebbero subire molto l’impatto di anomalie di temperatura e precipitazioni puntuali e significative dalla media di riferimento. Un inverno più secco e caldo della media riduce le probabilità di sopravvivenza degli individui, così come una primavera troppo piovosa e fredda crea problemi per la schiusa o estati fredde e umide mettono in difficoltà la riproduzione di molti impollinatori. Quando stagioni particolarmente sfavorevoli si succedono, si può assistere a un declino consistente nelle popolazioni di insetti.
Un punto di vista, questo, costruito a partire dai dati del più importante studio in materia, che risale al 2017, e aveva stimato una “apocalisse degli insetti” nelle aree protette della Germania tra il 1989 e il 2016 con un crollo del 75% nel numero di individui. Rivedendone i dati sulla base della situazione del 2022, lo studio apparso su Nature non trova praticamente traccia di questo trend.
Per verificare quali siano le cause dietro l’oscillazione nelle popolazioni di insetti, i ricercatori delle università di Dresda, Monaco e Zurigo hanno costruito diversi modelli. L’unico che spiegava con buona precisione questi cambiamenti è quello dove le variabili meteo sono al centro. Inoltre, sostengono, con questo modello è possibile prevedere le variazioni anche in altre aree della Germania.