L’industria europea del gas ha intrapreso un’intensa attività di lobbying per cercare di ostacolare l’eliminazione graduale delle caldaie a gas nell’ambito delle imminenti modifiche alla legislazione dell’UE, secondo quanto emerge da alcune e-mail trapelate.
Le aziende vogliono mantenere in funzione le caldaie a gas per proteggere il loro mercato attuale e per adattarsi a quelli che considerano nuovi potenziali mercati del gas “verde”, nei biocarburanti e nell’idrogeno, nonostante le serie preoccupazioni sulla loro redditività.
Le e-mail trapelate, ottenute dall’agenzia di giornalismo investigativo DeSmog nell’ambito di un progetto finanziato da Journalismfund.eu e visionate dal Guardian, mostrano il tentativo dell’industria di introdurre delle scappatoie nelle norme UE che consentirebbero di continuare a vendere le caldaie.
Le e-mail, le informazioni che arrivano dal Parlamento europeo sulle riunioni e le conferenze di lobbying indicano l’industria del gas di petrolio liquefatto (GPL) alla guida dell’attività di lobbying.
Il GPL è il nome dato al butano e al propano, combustibili fossili che sono sottoprodotti dell’estrazione e della raffinazione di petrolio e gas. Le bombole e i serbatoi sono stati un punto di riferimento per le comunità rurali di tutta Europa, che sono fuori dalla rete del gas e hanno opzioni di riscaldamento limitate.
Circa 16,8 milioni di persone nell’UE utilizzano il GPL, circa il 4% della popolazione. L’industria del GPL è rappresentata da Liquid Gas Europe, un’organizzazione commerciale che negli ultimi mesi ha organizzato una serie di eventi di alto profilo e incontri a porte chiuse con i membri del Parlamento europeo.
L’attenzione è rivolta alla legislazione europea nota come direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (EPBD), che regola le modalità di isolamento e riscaldamento delle abitazioni in tutto il blocco e che è in fase di revisione. Le modifiche proposte saranno votate dal Parlamento europeo la prossima settimana.
Uno degli obiettivi della revisione è quello di incoraggiare l’abbandono delle caldaie a gas. Sebbene questo sia riferito a caldaie di tipologia diversa da quelle che utilizzano il GPL, l’industria percepisce tale eliminazione come una potenziale minaccia per il suo futuro.
Henry Cubbon, presidente dell’azienda di distribuzione di GPL statunitense Propane DCC, ha dichiarato al GPL Congress di Barcellona lo scorso giugno: “La caldaia a gas è la nostra fonte di sostentamento: se viene vietata, abbiamo un vero problema”.
Anche i lobbisti del GPL percepiscono questo pericolo, come rivelano le e-mail e altri sforzi di lobbying. Vogliono che la direttiva preveda un trattamento favorevole per i biocarburanti, ricavati dai rifiuti o da altri materiali organici, e per l’idrogeno come combustibile per il riscaldamento domestico.
Questo perché ritengono di poter adattare molte delle loro attuali infrastrutture – comprese le reti di distribuzione e le stesse caldaie – per passare dal GPL ai biocarburanti e all’idrogeno, che l’industria del GPL chiama “gas rinnovabile”.
“Stiamo lavorando molto con le autorità di regolamentazione per capire se possiamo posizionare la caldaia a gas come fonte di riscaldamento del futuro, alimentata da gas rinnovabile”, ha dichiarato Cubbon.
Come dimostrano le e-mail e i materiali di marketing, l’industria del GPL basa la sua azione di lobbying sulle “esigenze uniche delle comunità rurali”, che dipinge come poco servite e a rischio.
Ma questo è molto controverso. Gli esperti sono sempre più convinti che l’idrogeno si rivelerà un costoso depistaggio per il riscaldamento domestico, perché il gas è poco adatto a questo uso, e ritengono inoltre improbabile che la produzione di biocarburanti possa essere incrementata per essere utilizzata nel riscaldamento di massa.
Esperti e attivisti hanno dichiarato a DeSmog e al Guardian che questo intenso sforzo di lobbying da parte dell’industria del GPL potrebbe far deragliare o danneggiare i tentativi degli edifici rurali di passare ad alternative più ecologiche a lungo termine, soprattutto pompe di calore ed energia solare sui tetti.
Jan Rosenow, direttore del programma europeo Regulatory Assistance Project, ha dichiarato: “Il GPL è un combustibile ad alta intensità di carbonio e dovrà essere gradualmente eliminato. Sostituirlo in futuro con biocarburanti scarsi non è una strategia praticabile. I biocarburanti sostenibili hanno una disponibilità limitata e dovrebbero essere utilizzati laddove esistono poche alternative ai combustibili fossili”.
Ha detto che gli sforzi per decarbonizzare le case rurali dovrebbero concentrarsi sulle pompe di calore. “Le pompe di calore sono una tecnologia collaudata e molto più efficiente che oggi può sostituire efficacemente il GPL”, ha affermato. “Continuare a installare caldaie a GPL con la speranza che un giorno possano funzionare con biocarburanti è fantasioso e molto rischioso”.
Ewa Abramiuk-Lété, direttore generale dell’associazione commerciale Liquid Gas Europe, ha dichiarato: “La revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia offre ai responsabili politici un’opportunità unica per avviare un percorso verso edifici più puliti ed efficienti in Europa. Tuttavia, per raggiungere questi obiettivi climatici e garantire che nessuno rimanga indietro, siamo convinti che tutte le tecnologie a basse e a zero emissioni abbiano un ruolo da svolgere, soprattutto quando non richiedono modifiche alle infrastrutture esistenti”.
E ha aggiunto: “Se consideriamo la situazione attuale nelle aree rurali, i gas liquidi rinnovabili, come il GPL rinnovabile, il DME (etere dimetilico) rinnovabile e il DME a base di carbonio riciclato [un gas simile al GPL], hanno un ruolo fondamentale nel fornire soluzioni praticabili e accessibili. La rifusione della direttiva EPBD dovrebbe quindi rispettare il principio della neutralità tecnologica per decarbonizzare efficacemente il parco edilizio dell’UE, introducendo un approccio a tecnologia mista”.
Queste affermazioni, secondo le quali l’industria del GPL starebbe aiutando gli sforzi di decarbonizzazione dell’UE, sono state respinte da Silvia Pastorelli, attivista per il clima e l’energia di Greenpeace UE. Ha dichiarato: “La lobby del gas cerca solo di proteggere i propri profitti, quando finge di preoccuparsi per le comunità rurali e sfrutta i timori genuini della gente per la povertà energetica. Non importa quale sia il problema, la loro risposta è sempre la stessa: più combustibili fossili”.