La grande menzogna dell’idrogeno blu

La grande menzogna dell’idrogeno blu
Pubblicazione: 30 agosto 2021

L’idrogeno blu produce più emissioni climalteranti di gas, petrolio e carbone

Altro che low-carbon. L’opzione per l’addio alle fossili preferita da Big Oil è persino peggiore per il clima di petrolio e gas. Stiamo parlando dell’idrogeno blu, quello ottenuto per pirolisi dal gas e con cattura e stoccaggio della CO2. In teoria, un vettore energetico a emissioni zero o quasi. Ma un importante studio pubblicato su Energy Science and Engineering fa a pezzi questa etichetta e tutte le belle speranze di chi vorrebbe una transizione energetica basata ancora sugli idrocarburi.

Gli autori della ricerca, Robert W. Howarth (Cornell university) e Mark Z. Jacobson (Standford university), hanno calcolato l’impronta dell’idrogeno blu considerando tutti i gas serra coinvolti nel processo e lungo l’intero ciclo di vita di questo prodotto. Il risultato? “Forse sorprendentemente, l’impronta di gas serra dell’idrogeno blu è superiore di oltre il 20% rispetto alla combustione di gas naturale o carbone per il riscaldamento e di circa il 60% in più rispetto alla combustione di gasolio per il riscaldamento”, scrivono i ricercatori.
Di idrogeno pulito, quindi, c’è solo quello verde ottenuto per elettrolisi dell’acqua (se il processo è alimentato con energia rinnovabile, ovviamente). Cosa condanna l’H2 blu? La valutazione rileva che le emissioni di anidride carbonica effettivamente rilasciate lungo il ciclo di vita di questa tipologia di idrogeno è più bassa di quella rilasciata dalla combustione delle fossili. Tuttavia, il ventaglio dei gas serra non si ferma certo alla CO2.

Ed è il metano il fattore determinante. “Mentre le emissioni di anidride carbonica sono inferiori”, scrivono gli autori, “le emissioni fuggitive di metano per l’idrogeno blu sono superiori a quelle per l’idrogeno grigio a causa di un maggiore uso di gas naturale per alimentare la cattura del carbonio”. Questo risultato regge non solo per i valori mediani di emissioni di CH4 per unità di gas, ma anche quando si considerano valori molto più bassi (un tasso emissivo di metano nel ciclo del gas dell’1,54% contro uno del 3,5%).
La conclusione a cui arrivano Howarth e Jacobson è netta: “Suggeriamo che l’idrogeno blu sia meglio visto come una distrazione, qualcosa che potrebbe ritardare l’azione necessaria per decarbonizzare veramente l’economia energetica globale”. Proprio il metano, peraltro, è responsabile di circa la metà del riscaldamento globale cumulato fino a oggi dall’epoca preindustriale, come ha riconosciuto il nuovo rapporto dell’IPCC sul clima pubblicato il 9 agosto scorso. E mentre l’azione climatica a livello globale si concentra molto sulla CO2, le iniziative sul metano sono ancora poche e non particolarmente efficaci.