Mia cara corrente elettrica...

mia cara corrente elettrica
Pubblicazione: 15 settembre 2021
La marcia verso fonti rinnovabili è avviata e va perseguita in primo luogo per le evidenti ragioni climatiche e di sostenibilità ambientale, ma anche per ragioni economiche e questo è tanto più vero per l'Italia. Più volte abbiamo sottolineato come il problema del superamento delle fonti fossili debba essere realizzato attraverso tutte, e sottolineo tutte le risorse energetiche rinnovabili.
L'elettrificazione generale dei consumi non rappresenta la sola via da percorrere perché, come ho sottolineato in più occasioni, c'è il fattore tempo richiesto per trasformare il nostro sistema di generazione elettrica fondato sul gas in un sistema totalmente rinnovabile. Occorre affrontare una serie di enormi problemi di regolazione tra produzione ed utenza e prima ancora di realizzazione impiantistica e finanche di individuazione delle aree con le criticità che il Mite ha molto chiare.
Akio Toyoda, numero uno della Toyota ha dichiarato che “Più veicoli elettrici produciamo, più salgono le emissioni di anidride carbonica", e ritiene che il sistema elettrico non riuscirà a crescere in termini di produzione sostenibile e che il mercato collasserà.
È opinione condivisa che il valore della CO2 triplicherà entro due anni e si attesterà intorno a 100 euro/t contro il valore di 30 euro del gennaio 2021. Solo qualche mese fa.
La ripresa che tutti auspichiamo e che mostra segni importanti di avvio in questi mesi, porterà un aumento dei consumi e dei valori. L'inflazione si è impennata al 3% nell'Eurozona e la voce che registra il maggiore incremento è quella dell'energia fossile.
Peraltro le serie di “NO” che ha caratterizzato la passata stagione 5 Stelle ha comportato la mancata realizzazione di impianti come i rigassificatori la cui mancanza ci impedisce di ricorrere al gas liquido. Così pure per gli inceneritori che, ove mai non fosse chiaro, oltre a ridurre il problema dei rifiuti sostituiscono l'energia prodotta con il gas. Biomasse e biogas sono le rinnovabili più diffuse in tutta Europa e anche in Italia rappresentano oltre il 50% della rinnovabile termica e di gran lunga l'energia rinnovabile più importante nel paniere complessivo dell'energia, eppure vengono costantemente ostacolate da una visione miope.
Ostacolare qualsiasi fronte per ridurre la dipendenza da fonti fossili, pensando di evitare inceneritori, biocombustibili, impatti ambientali, in realtà porta a mantenere una dipendenza elevata dal gas con le conseguenze ambientali ed economiche che vediamo.
A giugno 2021 il Governo ha messo in campo 1,2 miliardi di euro per ridurre l'impatto dell'aumento della bolletta elettrica, scelta responsabile e condivisibile, ma queste risorse di fatto sono state sottratte allo sviluppo di energie rinnovabili e costituiscono una forma di incentivo al fossile. Se pensiamo che il Pnrr stanzia 200 milioni per lo sviluppo delle reti efficienti di Tlr nei prossimi dieci anni contro 1,2 mld – cioè sei volte tanto – spesi nel solo mese di giugno 2021 per l'aumento del gas nelle bollette elettriche, appare chiaro che si tratti di un'operazione che pur risultando necessaria ci allontana dalla strategia di decarbonizzazione e sottrae risorse importanti al percorso di decarbonizzazione.
Abbiamo molte risorse interne al Paese per la produzione di energia rinnovabile. È la prima volta nella nostra storia che ci troviamo a poter uscire dalla cronica dipendenza energetica. Vale la pena di ricordare che lo sviluppo industriale italiano dell'ottocento si è realizzato grazie all'accordo sulle forniture di carbone dal Belgio e il primo atto embrionale di nascita dell'Europa fu la Ceca del 1951 con cui 6 grandi Paesi europei tra cui l'Italia mettevano in comune acciaio e carbone.
Ora abbiamo la possibilità di puntare senza esclusioni su tutte le rinnovabili, ciascuna per l'apporto che può dare nell'energia termica ed elettrica. Il tempo è la vera strategia e quindi accanto a progetti a lunga scadenza come l'idrogeno che vanno indagati, ma con le doverose riserve, è indispensabile attivare almeno tre canali che il precedente Pniec del Governo Conte non ha valorizzato per ragioni ideologiche. Le bioenergie, i biocarburanti e i rifiuti, specialmente quelli di origine agricola. Abbiamo l'opportunità di sostituire con questi tre vettori tutta l'energia oggi prodotta con il gas assicurandoci l'uscita dalle fossili più rapida, valori stabili di costo dell'energia in tempi rapidi e un importante incremento di lavoro non delocalizzabile per il prossimo decennio. Può darsi che successivamente vengano nuove soluzioni energetiche, ma l'alternativa è rimanere per un tempo indefinito legati al contributo delle fossili mettendo a rischio la resistenza della nostra economia.
A questo proposito abbiamo predisposto un documento con una serie di proposte per il ministero della Transizione ecologica che presenteremo al più presto al Ministro. Si tratta di un percorso realizzabile entro tre anni che ci consentirebbe di realizzare gli ambiziosi obiettivi al 2030 attivando risorse rinnovabili già disponibili.