Secondo l’agenzia governativa francese per l’ambiente e l’energia Ademe, acquistare un’auto elettrica è realmente una scelta ecologica se il mezzo è il più piccolo e leggero possibile.
“Nel corso della sua intera vita, un’auto elettrica in circolazione in Francia ha un’impronta carbonica dalle due alle tre volte inferiore a quella di un modello termico simile, a condizione che la sua batteria abbia una capacità ragionevole”, ha sottolineato l’Ademe, calcolando che le misure “ragionevoli” della batteria sono quelle inferiori a 60 kWh con un’autonomia di 400 km, in pratica quelle di una citycar.
Per i modelli più grandi, infatti, la “variabilità dei consumi legata alla massa del veicolo e alle condizioni di utilizzo” non permettono di certificare il beneficio ambientale.
“Se l’elettrificazione del parco veicoli è una leva essenziale, non è tuttavia sufficiente affinché la transizione sia pienamente efficace dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
È inoltre necessario che l’implementazione dei veicoli elettrici sia vantaggiosa per il clima, accessibile a tutti e limiti il suo impatto sulla rete elettrica”, sintetizza l’Agenzia nelle sue raccomandazioni in vista del Salone di Parigi che prenderà il via lunedì.
Si moltiplicano nel frattempo gli sforzi delle case automobilistiche per assicurarsi i metalli necessari alla produzione delle batterie: Stellantis e General Motors guardano in particolare all’Australia per le forniture di cobalto e nickel. Dossier colonnine: Acea lamenta che sono poche e poco potenti in troppi Paesi dell’Ue mentre Motus-E certifica che più diun punto di ricarica su dieci in Italia non è attivo o non è ancora collegato alla rete elettrica.